Smart Road Con 45.000 punti di ricarica, il target di elettriche è utopia Redazione 23 August 2023 Mobility Nel 2021, quando il Governo Draghi ha presentato il Piano nazionale ripresa resilienza, sono piovute le critiche riguardo al target di auto elettriche circolanti in Italia nel 2030: 4,3 milioni. Troppe. E pochi i punti di ricarica. Pochi punti di ricarica: difficile la missione di Draghi e Meloni A sorpresa l’Esecutivo Meloni ha appena ribadito quell’obiettivo nella proposta di aggiornamento del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) inviata a Bruxelles. Che cosa non convince? Oggi, siamo a 200.000 elettriche circolanti: una miseria. Pesano i 45.000 punti di ricarica (fonte Motus-E) lungo lo Stivale, che sono pochi. Si era quasi a zero nel 2018, ma per far lievitare le vetture a corrente occorre i connettori salgano almeno a 110.000 fra sette anni. Con questo ritmo di crescita, entrambe le missioni paiono impossibili. Punti di ricarica, siamo indietro Nella nostra nazione, la transizione energetica della mobilità è ai primordi, contro una fase già avanzata di big europei come Francia, Germania e Gran Bretagna. Manca inoltre un cronoprogramma, con le varie tappe di avvicinamento negli anni: una sorta di curva a salire in un grafico che riporti elettriche e punti di ricarica. Assenti il costo d’investimento a quello d’esercizio in fatto di manutenzione delle infrastrutture di ricarica. Nulla sulle distanze fra una colonnina e l’altra, sulle potenze e sulle tempistiche. Vendite di auto elettriche a rilento Oltretutto, le vendite di elettriche di luglio 2023 sono state davvero deludenti: 6000, con una quota mercato del 6%, su un totale mercato che già di per sé lascia l’amaro in bocca. Contro un 18-19% di Francia, Germania e Gran Bretagna. Esiste poi la strozzatura burocratica di quei 45.000 punti di ricarica: spesso, non c’è il collegamento alla rete elettrica da parte del distributore di energia. Mancano le autorizzazioni. E individuare con esattezza le responsabilità è difficilissimo. Grosso modo, il 23% dei Charging Point non è attivo, per ragioni misteriose. Pertanto, si scende a 35.000. Dopodiché, bisogna sottrarre gli atti di vandalismo, le inefficienze, la mancanza momentanea di corrente… Tesla fa storia a sé, coi suoi Supercharger ultrarapidi e sempre in ordine. Ma per tutte le altre elettriche, qui in Italia sono dolori a livello di connettori pubblici. Dopodiché, esiste il guaio della potenza, visto che la maggior parte delle colonnine sono lente: così, l’esperienza del pieno di elettroni resta lontanissima da quella del rifornimento di benzina. Sul fronte autostrade, andiamo di male in peggio: solo 657 punti di ricarica. Qualcosa meglio sul fronte wallbox, con le 400.000 stazioni domestiche conteggiate da Motus-E. Quali provvedimenti sarebbero utili Resta da capire se saranno sbloccati i fondi del Pnrr per le colonnine sulle strade extraurbane: forse, da qui potrebbe esserci un impulso per la nuova mobilità. Non ultimo, possono essere utili stimoli come una politica di defiscalizzazione a favore specie delle flotte per le elettriche. Sarebbe utile pure un incentivo a salire, tanto più premiante quanto meno inquinante è la vettura, sino a un bonus massimo per le vetture a elettroni.