Roma si gioca il futuro in 60 giorni

Roma si gioca il futuro in 60 giorni

Mancano meno di due mesi al 28 novembre, quando sarà ufficializzata la città che ospiterà l’Expo 2030. Sfumata l’ipotesi Odessa per la guerra in Ucraina, le candidate sono tre: Roma, Ryad in Arabia Saudita e Busan in Corea del Sud.

Dopo le Olimpiadi 2024 perse per il passo indietro dell’ex sindaca Raggi, l’attuale Giunta Gualtieri è chiamata a una sfida più ambiziosa del prossimo Giubileo, perché se per l’evento del 2025 la scelta della sede non è in discussione, per aggiudicarsi l’Expo 2030 bisogna vincere la gara soprattutto araba a colpi di investimenti e convincere il Bureau des Expositions con una sinergia politico-istituzionale di lungo periodo, che guidi un cambiamento epocale nel tessuto sociale ed economico della Capitale.

I vantaggi di Expo 2030 per Roma e per l’Italia

Se per il Giubileo sono previsti investimenti per circa 2 miliardi a vantaggio del territorio, per l’Expo ne servirebbero almeno 10, puntando i progetti non soltanto sulla durata della manifestazione ma sui benefici di lungo periodo per la città in termini di ammodernamento infrastrutturale, urbanistico ed architettonico. Il valore dell’impatto economico generato da Expo Roma 2030 per l’Italia, non solo per la Capitale, è stimato in 50,6 miliardi di euro, con 18,2 miliardi di effetto economico indiretto a breve e 10 miliardi di effetto economico diretto, tra investimenti pubblici e privati. Le presenze attese superano i 30 milioni, di cui la metà dall’estero. Secondo un calcolo del Sole24Ore, nasceranno almeno 11mila imprese e oltre 300.000 saranno i nuovi posti di lavoro. Molto meglio di Milano 2015, che per la Bocconi ha generato 1,3 miliardi di euro di valore aggiunto per il turismo e 6 miliardi di euro in termini di PIL (+0,25% sul totale del prodotto interno lordo italiano).

I progetti per Roma Expo 2030

Il fulcro sarebbe l’area di Tor Vergata e le Vele dell’archistar Santiago Calatrava, che farebbero da sfondo al nuovo Expo Solar Park, il parco energetico più grande al mondo, capace di produrre fino a 36 megawatt di energia grazie a centinaia di “alberi energetici” con pannelli solari al posto delle foglie su una superficie di 150.000 metri quadrati, almeno secondo il progetto di Carlo Ratti, direttore del Senseable Lab del MIT di Boston. Tre le aree del parco: la “Città” che costituirà l’Expo Village dell’evento e successivamente un’estensione dell’Università di Roma; il “Boulevard” ad attraversare i padiglioni delle nazioni partecipanti; il “Parco” green coperto da vegetazione. Sono poi tanti i progetti che interesserebbero l’intera città, a cominciare dal sistema dei trasporti con il prolungamento della metro C, il potenziamento della rete urbana ferroviaria con il congiungimento di Valle Aurelia con Tor di Quinto e un pacchetto di interventi per un totale di 1,25 miliardi di euro da completarsi entro il 2029.

Persone e territori al centro di Roma Expo 2030

Il tema dell’Esposizione Universale sarà “Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione”, a tracciare l’orizzonte della visione di trasformazione della Capitale verso il futuro, ponendo i tre elementi come perni dello sviluppo sostenibile della città. Nell’opera di convincimento del Bureau des Expositions, non appare però un bel biglietto da visita il fatto che la ristrutturazione della sede del comitato promotore terminerà solo a dicembre, ben oltre la data di proclamazione della città vincitrice: dopo un anno di lungaggini burocratiche solo per avvio del cantiere in un palazzo in via della Stamperia con vista su Fontana di Trevi, i romani sperano di far fruttare al meglio i 2 milioni di euro finora spesi nei lavori.

Marco Perugini