Anziani e sicurezza stradale: analisi, problemi e possibili soluzioni

Anziani e sicurezza stradale: analisi, problemi e possibili soluzioni

Un rapporto del Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC) mette in evidenza i rischi legati alla mobilità per i cittadini over 65, una categoria in continua crescita.

La divulgazione del rapporto “Reducing older people’s deaths on European roads – PIN Flash 45” (www.etsc.eu/pinflash45) di recentissima pubblicazione da parte del ETSC è stata l’occasione per puntare il dito sui rischi che corrono gli anziani sulle strade del Vecchio Continente. L’intento del Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti, che da anni lavora come organizzazione senza scopo di lucro, è di sensibilizzare decisori e pubblico sui temi della mobilità e in questo caso i numeri parlano chiaro, soprattutto per quanto riguarda l’Italia.

Uno sguardo in prospettiva

La ricerca accende i riflettori su questo aspetto della mobilità partendo dall’assunto che, non solo la popolazione degli over 65 è maggiormente esposta in caso di sinistri stradali, ma che si tratta di una fascia d’età in continua crescita, tanto che nel nostro Paese rappresenta quasi un quarto della popolazione complessiva con poco più di 14 milioni (dati 2022). Appare chiaro che questo problema vada affrontato con strumenti adeguati. A parità di violenza di un impatto, infatti, le persone più avanti con gli anni rischiano conseguenze più gravi rispetto ai giovani e gli autoveicoli dovrebbero essere tutti dotati di adeguati sistemi di sicurezza.

Parlano i numeri

A fotografare al meglio la situazione e chiarire i termini del problema, per l’Italia basta analizzare i dati sugli incidenti stradali. Nel 2022 nel nostro Paese sono deceduti per sinistro stradale 960 anziani: statisticamente si parla di 2,6 persone al giorno. Anche sul fronte dei feriti i numeri sono impietosi: l’anno passato sono stati 28.374, cioè 77,7 ogni ventiquattro ore, 3 ogni 60 minuti. A completare il quadro, vale la pena di aggiungere un altro dato: prendendo in considerazione la distribuzione del tasso di mortalità per ogni incidente secondo la fascia d’età, si evince come (a fronte di una media nazionale di 53 morti per ogni milione di abitanti) in caso di coinvolgimento di persone anziane si parli di 86 deceduti per milione nella fascia tra 80 e 84 anni e addirittura a 106 tra gli 85 e gli 89 anni. Nel resto dell’Europa le condizioni cambiano soprattutto tra i Paesi del Nord e quelli dell’Est: il tasso di mortalità più basso è in Norvegia, seguita da Lussemburgo e Regno Unito, mentre Romania, Serbia e Bulgaria contano il maggior numero di vittime over 65.

 

 

L’infografica accanto, tratta dallo studio di ETSC, mostra il numero di vittime over 65 nell’EU27 divise per mezzo di locomozione. Fonte: UE Care database 2021 (dati 2022 ancora non disponibili).

L’effetto pandemia

Le varie attività in favore della sicurezza e la maggiore attenzione a una mobilità consapevole, ricorda ETSC, avevano portato nell’ultimo decennio un decremento delle vittime per incidente del 3% nei 25 paesi dell’Unione europea. Nel nostro Paese la situazione sta tornando a peggiorare dopo che negli anni precedenti si era assistito ad una diminuzione delle vittime over 65 che nel 2012 erano state 1.068. Un dato che si era mantenuto su questa stessa linea anche negli anni successivi, per poi scendere bruscamente a 756 vittime nel 2020 quando la pandemia di Covid-19 aveva ridotto di molto gli spostamenti con qualsiasi mezzo, a maggior ragione per i rappresentanti della terza età.

Non solo 4 ruote

Il Rapporto ETSC evidenzia inoltre il problema, spesso trascurato, delle cadute dei pedoni in strada, sottolineando l’importanza di monitorare tali eventi per favorire la mobilità attiva e migliorare la sicurezza di coloro che si spostano a piedi. In molte città infatti, e Roma è un esempio proverbiale, il dissesto dei marciapiedi, i sanpietrini sollevati e le buche nell’asfalto creano “percorsi di guerra” più che semplici passeggiate. In aggiunta a ciò si è moltiplicato l’uso dei monopattini a noleggio – difficilmente guidati e parcheggiati in modo consapevole – che favoriscono incidenti come cadute e investimenti dei pedoni.

Azione su più fronti

Fin qui si è parlato molto di numeri, ma cosa fare concretamente per aumentare la sicurezza stradale anche per i meno giovani? Le raccomandazioni contenute nel rapporto ETSC toccano diversi aspetti, senza però discriminare gli anziani nella possibilità di muoversi autonomamente.

  • Visite mediche approfondite Basarsi solo sull’età anagrafica (70 anni) per i controlli medici di idoneità alla guida è discriminatorio in quanto l’invecchiamento è un processo soggettivo; inoltre, condizioni mediche specifiche sono fattori più importanti dell’età e colpiscono i conducenti in tutte le fasi della
  • Screening da parte dei medici di base Un’attenta anamnesi del paziente consentirebbe una più semplice valutazione delle reali condizioni di salute, in quanto malattie come epilessia, disturbi mentali, cardiopatie gravi e diabete possono affliggere i conducenti di tutte le età.
  • Formazione specifica dei medici – I professionisti che rilasciano il certificato di idoneità alla guida dovrebbero essere esperti nel riconoscere segnali di instabilità come disturbi mentali, abuso di sostanze e alcolismo, tutti fattori di rischio fatali in molti incidenti.
  • Migliorare la sicurezza dei veicoli circolanti Un parco macchine troppo datato e quindi sprovvisto degli attuali dispositivi di controllo è pericoloso perché aumenta la percentuale di esiti fatali in caso di impatto.
  • Monitorare le infrastrutture stradali – Dalla riduzione della velocità nei centri abitati, all’illuminazione e segnalazione degli attraversamenti pedonali, dall’aumento degli impianti semaforici, alla messa in sicurezza di marciapiedi e strade, molto si può fare per evitare gli investimenti di pedoni e ciclisti.
  • Aggiornare gli studi sui car crash – Gli attuali manichini utilizzati per le prove di impatto, i car crash dummies, oltre a non tenere conto delle differenze anatomiche tra i due sessi, non considerano la maggiore fragilità ossea delle persone over 65; un aspetto da rivedere assolutamente data la percentuale in aumento della popolazione anziana.

Evelina Mastrolorenzi