Legal Esg Legambiente boccia treni, tram e metro urbani Marco Perugini 06 March 2024 Agenda 2030 Legambiente fotografa le criticità del sistema di mobilità su ferro con il report “Pendolaria”. Il Mezzogiorno accusa tante lacune infrastrutturali. Tram, metro e treni suburbani sono presi d’assalto e registrano aumenti costanti dei viaggiatori, ma i servizi ferroviari locali e il trasporto pubblico continua a non essere una priorità nell’agenda politica nazionale e territoriale. Lo denuncia Legambiente nell’ultimo report Pendolaria, accusando il Governo Meloni di non aver previsto fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie e filovie, ma neanche per la ciclabilità e la mobilità dolce. Lo studio si inserisce nella campagna Clean Cities, che riunisce oltre 70 ONG, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile con l’obiettivo di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. Roma ultima in Europa per trasporto su ferro Rispetto a tutte le capitali europee, Roma è la peggiore per dotazione di binari di metro, con appena 1,43 chilometri ferrati ogni 100mila abitanti. Spiccano invece Londra (4,93), Madrid (4,48) e Berlino (4,28). Nel 2023 la rete di tranvie urbane in Italia è rimasta al palo, mentre per le metropolitane l’unico incremento arriva dal nuovo tratto M4 a Milano. Negli ultimi 8 anni sono stati realizzati appena 11 chilometri di tranvie e 14,2 di metropolitane, con una media annua rispettivamente di 1,3 e 1,7 chilometri. Troppo poco per avviare un percorso di recupero del gap che ci divide dall’Europa. Mezzogiorno dimenticato Secondo Legambiente, le criticità maggiori si riscontrano al Meridione, dove i treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia. Al Sud i treni più vecchi: l’età media dei convogli è di 18,1 anni rispetto ai 14,6 anni del nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni e in Calabria 21,4 anni. Quattro delle 12 linee ferroviarie peggiori si concentrano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio); la linea Catania-Caltagirone-Gela; quella Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria; la direttrice adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari. I punti critici della rete italiana Tra le 12 peggiori linee di collegamento urbano , Legambiente annovera anche la Roma–Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (che vede ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo, la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino e il suo proseguimento Pinerolo–Torre Pellice, la Grosseto-Siena. Troppe linee abbandonate Sempre al Sud si concentrano troppe ferrovie chiuse e sospese: la Palermo–Trapani via Milo (chiusa dal 2013 per smottamenti di terreno); la Caltagirone–Gela (ferma per il crollo del Ponte Carbone avvenuto l’8 maggio 2011); le linee a scartamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni. Ritardi infrastrutturali In Sicilia si contano ancora 1.267 chilometri di linee a binario unico: l’85% del totale di 1.490 km nella regione. Sempre nell’isola sicula, non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. I tempi di percorrenza sono biblici: per andare da Trapani a Ragusa si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. Per Legambiente, queste criticità sono prioritarie rispetto al Ponte sullo Stretto di Messina, per il quale invece è stata già autorizzata una spesa complessiva di 11,63 miliardi di euro in 9 anni. La sfida è il cambiamento della mobilità “Bisogna invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il nostro Paese – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – a partire dal Mezzogiorno, finanziando le infrastrutture prioritarie: nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni e veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce. Il Governo non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. La vera sfida per il 2030 è quella di un cambiamento profondo della mobilità, nella direzione della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali”. Servono nuovi finanziamenti Secondo Legambiente, se l’Italia vuole raggiungere gli obbiettivi del Green Deal imposti dall’Europa con il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, sarà necessario prevedere nuovi finanziamenti per 500 milioni annui fino al 2030, rafforzando il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni. A questi vanno poi aggiunti 200 milioni l’anno per migliorare il servizio Intercity e l’aumento di almeno 1 miliardo del Fondo Nazionale Trasporti. Per l’associazione ambientalista, le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia. La beffa dei tagli al PNRR Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato rimodulato a spese anche delle ferrovie: 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma–Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la Palermo–Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026, ed è stata quindi rimodulata. Solo al Sud si contano 840 milioni di tagli: Orsara–Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta Xirbi–Lercara (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, Enna-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50. Non solo criticità Ci sono però anche buone notizie, come la ripresa del numero dei viaggiatori al giorno: secondo Trenitalia, nel 2023 il trasporto regionale spicca con +18% rispetto al 2019, facendo meglio degli Intercity (+10%) e dei Frecciarossa (+7%). Continua anche il piano di elettrificazione di RFI, con l’ultima tratta realizzata sulla Roccaravindola-Isernia in Molise e la previsione di attivare circa 1.200 km di linea entro il 2026 e 54,6 km oltre il 2026, per un investimento complessivo che supera i 2 miliardi di euro. Legambiente accende i riflettori sulle best practice Il rapporto di Legambiente suggerisce anche buone pratiche da replicare con successo sull’intero territorio nazionale, come l’Alto Adige Pass (una carta elettronica annuale valida su tutti i mezzi di trasporto pubblico e con un tetto massimo di spesa di 640 euro) e il progetto “Mi muovo in Emilia-Romagna” che prevede biglietti e abbonamenti a integrazione tariffaria su scala regionale. Marco Perugini