Tech Enforcement Legal Smart Road Polizia predittiva e sicurezza urbana Silvestro Mar... 14 June 2023 lo sviluppo di "Mine Crime" e del framework di "XLaw" AI Italia Sicurezza Sempre più spesso è possibile leggere dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per il riconoscimento personale ma anche per una finalità “predittiva”. Quest’ultima funzionalità ha interessato varie sfaccettature del quotidiano, seppur non necessariamente in Italia. Si spazia dall’utilizzo in materia di Giustizia – significandone l’uso in un Tribunale – finanche per la lotta all’evasione fiscale. Possibile, quindi, implementare anche la sicurezza urbana con strumenti di polizia predittiva? Polizia predittiva, cosa significa? La chimera sembra essere quella di “minority report“, un film del 2002. L’obiettivo è anticipare gli eventi per governarli al meglio, studiare delle ideali contro-misure sulla base di un “vissuto anticipato”. Ai fini di polizia, almeno in quel cortometraggio, con il “Precrime“ viene sanzionata l’idea di un reato futuro. Appare ovvio che serial e film esasperano la realtà, non potendo considerare – per esempio – la cultura giuridica. Taluni istituti rischiano di sembrare dei vuoti sofismi. Ed ecco apparire non necessario considerare il tentativo, per esempio, oppure la premeditazione o, ancora, la differenza tra questa e la preordinazione al reato. Prescindendo dal tema “futurologo”, in molti hanno anticipato lo sviluppo – da parte della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato – di un particolare applicativo, “Giove”, per il quale è in itinere la realizzazione della DPIA da sottoporre al Garante Privacy. Nel contempo, viene riportato che anche l’equivalente comparto investigativo dell’Arma dei Carabinieri – il Raggruppamento Operativo Speciale – sta elaborando applicativi complessi per meglio ottimizzare le investigazioni in atto. Ma le migliorie investigative appena accennate potrebbero essere definite realmente “polizia predittiva”? Assai improbabile dare una definizione positiva in questo senso, prescindendo dalla sua sostanziale moratoria contenuta nel D.lgs 51/2018, formalizzata anche in ambito Europeo. La progressiva informatizzazione della burocrazia ha facilitato l’accesso a una gran mole di informazioni e di dati che debbono però essere processati. L’IA, applicata alle investigazioni, è quindi una nuova frontiera. Un quid in più (in termine di tempo e costi) ma sempre da affiancare a un analista in grado di creare le necessarie correlazioni. Permettendo di giungere a reali e argomentati crime linking, superando delle “facili logiche binarie”. Mine Crime e la sicurezza urbana Il progetto Mine crime nasce per sopperire all’esigenza informativa in materia di sicurezza delle città. I dati circa la criminalità urbana possono anche essere facilmente accessibili ma a livello aggregato e, sovente, con scarsa granulosità. Gli stessi sono raggruppati a livello provinciale, difficili quindi da mappare a livello strada, per il singolo utente. Questa startup processa i dati attraverso un applicativo proprietario, un SaaS (Software as a Service), un servizio di cloud computing fruito dagli utenti finali tramite interfaccia web. Le informazioni necessarie sono attinte sia da fonti aperte, come social network, forum, blog, siti web e registri digitali, ma anche “chiuse”. In quest’ultimo caso riferendosi alle aziende partner nel progetto o dei clienti (tra questi Ferrovie dello Stato, Sky, Università Bocconi). Il database conta oggi milioni di eventi geolocalizzati (+27,5 Mln di illeciti). Sono interessati episodi di contraffazione, corruzione, degrado, estorsioni, furto, incendi, incidenti, minacce, omicidi, prostituzione, rapine, spaccio, truffe, terrorismo e usura, anche sottocategorizzandoli, come previsto dal codice penale e da indicazioni ISTAT. In estrema sintesi, il SaaS Mine Crime è a tutti gli effetti un tool capace sia di aggregare/raccogliere big-data, in materia di illeciti, e di trasformarli, customizzandoli, in modelli di rischio dinamici. L’approccio utilizzato è quindi quello di una sicurezza urbana partecipata. Le piattaforme di riferimento sono nel complesso circa 16.000, interessando varie località italiane ed estere. La raccolta dei dati sfrutta un sistema di crawling, sviluppato in house, che estrapola e tabularizza ogni illecito, segnalato o condiviso, con naturale output su GIS integrato: una mappatura su cui sarà riportato l’evento d’interesse. Sulla base di una mappa geolocalizzata è possibile rendere fruibile, in maniera assolutamente “plastica” e immediata, i livelli di rischi di una certa zona, influenzando le politiche future di gestione della sicurezza. Una definizione di polizia predittiva Sostanzialmente, come possibile desumere da quanto fin qui accennato, i sistemi “predittivi” possono indubbiamente apportare grandi benefici nella prevenzione dei reati, almeno circa alcuni tipologie di essi. L’utilizzo degli algoritmi rischia comunque di suscitare più di una perplessità. La differente cultura investigativa, con buona probabilità, esistente oltreoceano, assommatasi alle polemiche che hanno interessato company come Predpol, e la poca trasparenza nell’addestramento dell’algoritmo da questi utilizzato. Il sistema di Polizia nazionale, in linea di massima, vede protagonista, in maniera assolutamente complementare, anzi, si potrebbe dire contigua, l’elemento preventivo e quello giudiziario. Nel primo caso il riferimento corre alla polizia di sicurezza, al controllo del territorio, alla maggiore prossimità al cittadino, quindi alla prevenzione dei reati. Tale attività viene esercitata mediante pattuglie, perlustrazioni, vigilanze dinamiche o fisse davanti a particolari obiettivi. Nel secondo, invece, con la polizia giudiziaria, s’intende l’ecosistema inquirente, significando quindi l’analisi successiva alla realizzazione di un crimine, spaziando dalla raccolta della notizia di reato, alla sua “categorizzazione”, continuando con la ricerca e il repertamento delle fonti di prova, che diverranno “prove”, nel senso stretto del termine, “solamente” durante la fase processuale. Per il particolare scopo, quindi l’analisi e le indagini su un eventuale reo, sono già presenti banche dati in uso alle forze di polizia. Quando si parla di “predizione”, facendo qui eco al framework di XLaw, si dovrebbe invece lavorare sullo step immediatamente precedente a quel concetto di “prevenzione” poco prima richiamato. Il senso dell’anticipazione è il permettere uno studio, sulla base del quale in una certa zona, la pattuglia delle FF.PP. venga già predisposta, quindi abbia già nel suo itinerario quel percorso. Si comprende come non possa essere interessato il reo, da quest’analisi, quindi il soggetto attivo del dato reato (prescindendo quindi dal suo sesso, etnia o pregressi criminali) ma il tessuto sociale nel quale lo stesso opera e con la complessità che ne deriva (interazioni tra aperture/chiusure negozi; sicurezza istituti; zona della città, se urbana o suburbana; cantieristica; orari mezzi pubblici; traffico, per citarne alcuni). Si scriveva, inizialmente, che alcuni reati possono essere “predetti”. Sicuramente in questa macro-area vi possono rientrare quelli predatori. Difficile, infatti, il considerare la prematura individuazione di un crimine violento, ai danni di una persona, salvo verticalizzare le analisi del caso. Per esempio, considerando il particolare contesto temporale, come accaduto durante il periodo pandemico. Negli anni 2020-2021 si sono registrati significativi aumenti delle violenze di genere e un abbattimento dei reati predatori (furti o rapine). Il motivo è “semplice”: riduzione della mobilità, aumento delle difese passive degli istituti di credito. Ma si comprenderà come analisi di questo tipo possono solo essere realizzate postume al delitto in sé (riferendosi alla violenza intrafamiliare). Elia Lombardo (XLaw), riconduce l’analisi predittiva a uno studio multilivello che di fatto “virtualizza”, stratificando, l’abitato sotto esame. I reati predatori hanno infatti due elementi da esplodere: uno oggettivo e uno soggettivo. Il primo è materialmente il target, il secondo, la presenza di vie di fuga, la professionalità del soggetto attivo di quel reato che, inevitabilmente cambia e si affina con il passare del tempo. Quindi l’individuazione di una “zona hot“, in realtà si delinea sovrapponendo fasi territorialmente note per evoluzioni di tempo. Il vero profilatore è quindi il ladro, il rapinatore, il protagonista del reato e la ciclicità della sua azione viene dettata dalle concomitanti operazioni sociali. Silvestro Marascio