Enforcement Tutor, da più di vent’anni solido alleato della sicurezza stradale Maurizio Carv... 16 June 2025 Cds Croce per alcuni, delizia per altri, il tutor stradale, al netto di come la si possa pensare, è indiscutibilmente uno dei maggiori alleati della sicurezza stradale e l’incontrovertibilità dei dati lo dimostra chiaramente. Dove questo sistema di rilevazione della velocità media è collocato, il numero dei sinistri, infatti, scende in misura considerevole, perché la velocità, con buona pace di quanti sostengono il contrario, è una delle cause prime degli incidenti stradali. Storia di un’invenzione geniale Il sistema Il SICVE, o Sistema informativo per il controllo della velocità, detto anche Safety tutor, oppure semplicemente Tutor, si accende sulle strade italiane per la prima volta sul finire del 2005. L’idea fu semplice e al tempo stesso rivoluzionaria. Con la nuova tecnologia, utilizzata seppur con altri scopi dalle autorità svizzere nei soli tratti di gallerie (il sistema era stato ingegnato per rilevare le targhe delle auto in entrata confrontandole, poi, con quelle in uscita, ricavandone, così, una serie di informazioni, in particolare circa la possibilità di sinistri occorsi nei tunnel) si sarebbe effettuato non un controllo della velocità nel momento del transito di uno specifico veicolo, come nel caso dell’autovelox già utilizzato da diversi anni, bensì sarebbe stata registrata la velocità media, su un determinato tratto di strada, dei diversi veicoli transitanti. In buona sostanza, se il veicolo, nel tratto compreso tra due portali (quello d’ingresso e quello d’uscita, entrambi dotati di specifici sensori, debitamente segnalati e posti a una certa distanza l’uno dall’altro) avesse avuto una velocità media superiore a quella consentita, sarebbe oggetto di una specifica sanzione, espressamente prevista dall’articolo 142 del Codice della Strada. Il tutor ha fatto evolvere la cultura della sicurezza Non una semplice invenzione, dunque, (la cui primogenitura determinò una lunga battaglia legale) ma una vera e propria rivoluzione culturale ma soprattutto comportamentale, definita da diverse associazioni per i consumatori come più democratica ed equa rispetto al sistema del Velox perché il Tutor non solo punisce i pericolosi illeciti ma va a incidere in modo significativo anche sulle errate abitudini di chi si pone alla guida. Se, infatti, nei confronti degli Autovelox, la cui comparsa risale a fine anni Novanta, molti italiani al volante, specie quelli più attenti, avevano maturato delle precise contromisure per evitare di essere sanzionati, con l’introduzione del Tutor quegli stessi atteggiamenti non hanno avuto ragione di esistere. La spasmodica attenzione da parte dei conducenti nostrani alla velocità tenuta, solo, però, in prossimità dell’impianto di rilevazione, incorreggibile abitudine, scandita talvolta da bruschi e pericolosi rallentamenti in presenza dei Velox seguiti da successive, roboanti accelerazioni, con il Tutor non aveva più ragione di esistere e questo per la specificità del sistema stesso che prevede una distanza tra la porta d’ingresso e quella d’uscita anche di 50 chilometri. Il caso dell’autostrada Bergamo-Milano Una delle prime autostrade interessate dal nuovo sistema di rilevazione della velocità fu l’A4, la Torino-Trieste, una delle tratte viarie più importanti d’Italia. Nello specifico si decretò di attivarlo sulla tratta Bergamo e Milano, decisione presa anche sulla base dell’elevato tasso di incidentalità che faceva di quell’arteria una delle più pericolose d’Italia. Sulla Bergamo-Milano, infatti, la più antica autostrada italiana, inaugurata il 24 settembre 1927, prima dell’accensione del Tutor, si contavano, in media, ben 20 morti l’anno, un triste primato che non poteva più essere ignorato. L’idea di collocare uno dei primi Tutor sulla Bergamo-Milano si dimostrò quasi subito vincente, specie sulla scorta, indiscutibile, dei dati. A distanza, infatti, di dieci anni dall’esordio del Tutor sul quel tratto dell’A4, i report sull’incidentalità forniti dalla concessionaria autostradale risultavano tutti largamente positivi. Meno 22% di incidenti stradali. Significativa riduzione, pari al 35% dei sinistri con feriti ma, soprattutto, drastica riduzione del numero dei morti, diminuito del 62%. Il Tutor sulle autostrade italiane A oggi, stando ai dati della Polizia di Stato, le tratte autostradali controllate dal sistema del Tutor sono 200, di cui 178 quelle in concessione ad Autostrade per l’Italia per un totale di oltre 1940 chilometri complessivi. Numeri importanti ma che trovano maggiore rilievo se opportunamente corroborati dai dati sull’incidentistica in generale, tutti, fortunatamente positivi. Sulla base dei dati forniti dalla Società Autostrade per l’Italia, il tasso di mortalità sulle tratte monitorate dal Tutor si è ridotto del 75% rispetto al 1999. Un risultato straordinario derivante da un nuovo rapporto degli italiani con la velocità. Da quando sulle diverse tratte autostradali sono stati installati i Tutor si è registrata una costante diminuzione della velocità, sia in ordine alla velocità di picco, ridottasi oggi del 25% che a quella media, diminuita del 15%. Il caso della galleria Giovanni XXIII a Roma Il 1° aprile 2023, dopo una prima fase di pre-esercizio dettata da opportune verifiche tecniche, è entrato in vigore all’interno della Galleria Giovanni XXIII, (un tunnel a doppia canna, composto da due corsie per senso di marcia, inaugurato nel 2004 e che attraversa la collina di Monte Mario) il sistema “Celeritas 1506”. Il meccanismo è collocato in tre diverse tratte della galleria, ed è in grado di misurare, come si legge sul sito di Roma Capitale «la velocità media di attraversamento dei veicoli dal punto di entrata a quello di uscita di ogni tratta, in modo da fare una valutazione puntuale della velocità mantenuta lungo il tragitto». L’esordio in termine di sanzioni elevate fu impressionante. Nel 2023, infatti, oltre 175.000 conducenti furono “beccati” dal tutor capitolino a una velocità superiore a quella consentita, per oltre 70 km/h che, considerando la tolleranza prevista per legge, era di fatto superiore ai 75 km/h. Ma quel notevole e iniziale dato ha conosciuto nel corso dell’anno successivo un evidente decremento. Nel 2024, infatti, il numero delle sanzioni elevate dal sistema di accertamento presente in più punti della galleria Giovanni XXIII si è praticamente dimezzato. È ciò a fronte di un numero di passaggi costante, attestandosi su 87.000 infrazioni ai sensi dell’articolo 142 CdS, una tendenza per ora confermata dai dati relativi ai primi mesi del 2025 (fonte Corriere della Sera). La dimidiazione del numero dei sinistri nel 2024 Ma più che la netta diminuzione delle sanzioni comminata per eccesso di velocità fa riflettere e non poco il dato relativo ai sinistri stradali. In dettaglio, nel 2024 sono stati 11, contro i 22 dell’anno precedente, i 28 del 2022 e i ben 46 del 2021 (fonte Corriere della Sera). Insomma, il dato della galleria capitolina, al pari di casi similari, si pensi al caso di Bologna e all’adozione in alcune zone del centro cittadino del limite di 30 km/h, conferma l’incontrovertibile correlazione tra la diminuzione della velocità e il decremento del numero dei sinistri stradali. In specie quelli con gravi conseguenze alle persone. Maurizio Carvigno