Fuga dagli Enti Locali? ANCI scrive al Ministro

Fuga dagli Enti Locali? ANCI scrive al Ministro

Differenza stipendiale, presenza di fringe benefit, inquadramento livellare diverso e maggiori possibilità di carriera, queste sono alcuni degli elementi che giustificano una fuga dagli Enti Locali, non proprio dalla PA…

Fuga dal posto fisso? No, non necessariamente, almeno

I numeri sono sempre un dato certo, ma necessitano sempre di essere contestualizzati, analizzati e quindi rapportati alla realtà.

Certamente quest’ultima – la realtà, appunto – avrà una vision differente sulla base del “lettore” che scorrerà quelle analisi, e in effetti i punti di vista rischiano di essere molteplici.

Intanto, sicuramente il “posto fisso”, per come conosciuto in passato – anche grazie a talune rappresentazioni cinematografiche – non esiste più, e quindi l’idea di presentare istanza di dimissione volontarie non è poi più così inusuale.

Cambiato il mondo del lavoro, sia per diversità di impiego che tipologie contrattuali, perché non dovrebbe cambiare “il lavoratore medio”?

Osservando i dati dell’INPS è possibile vedere come il fenomeno delle dimissioni è in costante crescita nel tempo; sul punto, in un recente passato, è intervenuto anche il Presidente di ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, questo subito prima dell’aver siglato il nuovo contratto per segretari e dirigenti, dando le sue considerazioni sul tema, e rilevando la mancata armonizzazione nei trattamenti economici dei dipendenti pubblici.

Sostanzialmente vi è da dire che, almeno per il pubblico impiego, quindi anche per gli Enti Locali, accanto alla risoluzione unilaterale del contratto (perché queste sono le dimissioni, ndr.) vi sono istituti differenti che gravano ugualmente sugli organici, ma in modo differente (e possono anche essere foriero di future dimissioni): le posizioni  di comando e distacco (per le differenze: Corte di Cassazione, ordinanza n. 1471 del 15 gennaio 2024).

Influenza di istituti differenti per gli organici degli EE.LL.

Nel momento in cui si fa riferimento a istituti come distacco e comando, ci si riferisce a una sorta di servizio provvisorio, un’aggregazione, del dato dipendente presso un’Amministrazione differente rispetto a quella in cui si presta abitualmente servizio.

Prescindendo dai tempi, che in alcuni casi possono estremizzarsi – per evidenti necessità dell’Amministrazione acquirente – anche per anni, cosa significa questo? Semplicemente che un dipendente “è in  prestito” da un Ente a un altro, dove esercita tutti gli impieghi del caso, rappresentando di fatto una sorta di “cerbero”.

Gli emolumenti principali saranno erogati al dipendente dalla sua Amministrazione “originaria”, ossia dove di fatto è radicato; le competenze accessorie, invece, e i c.d. fringe benefit, saranno ottriati dall’Amministrazione “acquirente”, quindi dov’è in posizione di comando al momento.

In sostanza, il dipendente “cerbero” (ndr.) occupa una “casella” nella pianta organica dell’Amministrazione originaria, con la conseguenza che quell’ente ricorrerà, per “metterci una pezza”, ad assunzioni a tempo determinato, magari anche per dipendenti di livello stipendiale inferiore, appunto per poter sostenere l’ovvia contrazione di spesa verso il personale.

Di contro, dal punto di vista dell’Amministrazione acquirente, si avrà un dipendente in organico senza aver sostenuto tutte le spese tipiche dei concorsi, considerando quantomeno una valutazione per titoli, o comunque iter più speditivo.

È in questo contesto che si muovono ANCI e UPI, scrivendo al Ministro Zangrillo, chiedendo una maggiore valorizzazione del comparto Enti locali, dove gli stipendi risentono di gap importanti rispetto alle Amministrazioni centrali.

Lettera ANCI e UPI

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Temi già noti?

Argomenti già affrontati, questi, magari in modo non organico ed esaustivo, anche da “questa penna”.

La vacanza di personale negli Enti Locali viene richiamata in occasione dell’intervento del Congresso dei poteri locali, dove il dito era puntato sull’organizzazione, oramai superata, del Comune di Roma Capitale a fronte di carenze organiche storicizzate.

Un accento veniva posto anche in occasione di un richiamo al modello catalano, per la polizia locale italiana, laddove mai si arrivasse a una riforma, o, quantomeno, a un cambio di paradigma contrattuale.

Assurdo ipotizzare un corpo di polizia locale senza accesso a banche dati come quelle nazionali, e non solo, purtroppo.

Infine, si è criticato il modello di calcolo della consistenza del personale e della relativa spesa. Una rilevazione censuaria oramai superata nelle modalità esecutive e pure per le finalità.

Il comparto degli Enti locali è troppo variegato, è la sua peculiarità, ossia l’essere il primo presidio dello Stato in piccole realtà, non è assolutamente rilevato in termini di benefici stipendiali e di formazione.

Quindi non può meravigliare la continua ricerca di affrancarsi “verso lidi differenti”, non si tratta di una fuga dalla PA, ma un riqualificarsi in altre posizioni, posto che vi possono essere – ovviamente – casi di fuga verso il privato, ma queste dipenderebbero anche da altri elementi, come dalla familiarità verso servizi già in essere nella propria progenie, cambi complessive di vita, occasionalità ancora più articolate.

Silvestro Marascio